Rapporto Ispra, il punto sul dissesto idrogeologico in Italia
Come sta il nostro Paese? Non troppo bene a giudicare dai dati del 2015 che l’Ispra, Istituto per la protezione e la ricerca ambientale, ha raccolto nel rapporto “Dissesto idrogeologico in Italia”. Le aree a rischio elevato di frana coprono quasi l’8% del territorio, quelle a rischio alluvione il 4%; sette milioni di persone vivono in zone pericolose; non si salvano industrie e beni culturali: oggi un evento alluvionale potrebbe provocare danni inestimabili e irreversibili anche al patrimonio. Guardando alle regioni, l'Emilia Romagna è quella con le maggiori superfici a pericolosità elevata di frana ma soprattutto a pericolo alluvioni. In tutto, i residenti che sono in aree a rischio frane, sono 1.224.001 (il 2,1% del totale). Campania, Toscana, Liguria ed Emilia-Romagna, sono le regioni con i valori più alti di popolazione a elevato rischio frana; Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Lombardia e Liguria hanno i numeri più rilevanti di popolazione a rischio alluvione.
Emerge dal rapporto Ispra una mappa preziosa che richiede un aggiornamento continuo perché, come ricorda l’Istituto, le condizioni di rischio idrogeologico dipendono certo dalle caratteristiche del territorio ma anche dal forte incremento, a partire dagli anni Cinquanta, delle aree urbanizzate, industriali e delle infrastrutture, «spesso avvenuto in assenza di una corretta pianificazione territoriale e con percentuali di abusivismo che hanno raggiunto anche il 60% nelle regioni dell’Italia meridionale».
LEGGI ANCHE:Dissesto idrogeologico, Italia paese a rischioFrane, terremoti, alluvioni e smottamenti sono all’ordine del giorno, la conferma dall'ultimo rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale del ministero dell’Ambiente. Serve un piano nazionale, un’architettura operativa unica e un sistema di finanziamento certo e stabile
FRANE
La premessa è che l’Italia, in Europa, è tra i Paesi più a rischio di frane, con 528.903 casi in un’area di 22.176 km2 (pari al 7,3% del territorio nazionale). Ogni anno se ne registrano circa un centinaio che causano vittime, feriti, evacuati e danni. Sono state oltre 200 nel 2015, 211 nel 2014, 112 nel 2013.
Per circa un terzo dei casi si tratta fenomeni di velocità elevata, come crolli o colate di fango e detriti, e da elevata distruttività. Così è stato in Versilia (1996), a Sarno e Quindici (1998), in Piemonte e Valle d'Aosta (2000), in Val Canale – Friuli 2 Venezia Giulia (2003), a Messina (2009), in Val di Vara, in Cinque Terre e Lunigiana (2011). Alcune frane si riattivano nel tempo, anche dopo lunghi periodi di quiescenza: E' il caso della frana di Corniglio (Parma): 1902, 1994-2000.
In Italia le aree da tenere sotto controllo sono pari a una superficie di 58.275 km2, vale dire il 19,3% del territorio. Quelle dove i rischi sono maggiori ammontano a 23.929 km2, pari al 7,9% del territorio nazionale.
Le Regioni con le maggiori superfici a pericolosità elevata e molto elevata sono
Emilia-Romagna (3331 km2)
Toscana (3062)
Valle d'Aosta (2671)
Campania (2670)
Abruzzo (1613)
Piemonte (1515)
Lombardia (1450)
Provincia Autonoma di Trento.
Se consideriamo invece la percentuale di tali aree rispetto al territorio regionale, i valori più elevati sono in
Valle d'Aosta
Provincia di Trento
Campania
Molise
Liguria
Abruzzo
Emilia-Romagna
Toscana
ALLUVIONI
L’Ispra ha diviso le aree in tre gruppi a seconda della pericolosità: elevata con tempo di ritorno fra 20 e 50 anni (alluvioni frequenti), media con tempo di ritorno fra 100 e 200 anni (alluvioni poco frequenti) e bassa (scarsa probabilità di alluvioni o scenari di eventi estremi). Le aree a pericolosità idraulica elevata in Italia sono pari a 12.218 km2, media 24.411 km2, quelle bassa a 32.150 km2. Spicca tra le Regioni con i valori più elevati di superficie a pericolosità idraulica l'Emilia-Romagna (10.251)%. Seguono Toscana (2.550), Lombardia (2021), Piemonte (1985) e Veneto (1758).
Come sta il nostro Paese? Non troppo bene a giudicare dai dati del 2015 che l’Ispra, Istituto per la protezione e la ricerca ambientale, ha raccolto nel rapporto “Dissesto idrogeologico in Italia”. Le aree a rischio elevato di frana coprono quasi l’8% del territorio, quelle a rischio alluvione il 4%; sette milioni di persone vivono in zone pericolose; non si salvano industrie e beni culturali: oggi un evento alluvionale potrebbe provocare danni inestimabili e irreversibili anche al patrimonio. Guardando alle regioni, l'Emilia Romagna è quella con le maggiori superfici a pericolosità elevata di frana ma soprattutto a pericolo alluvioni. In tutto, i residenti che sono in aree a rischio frane, sono 1.224.001 (il 2,1% del totale). Campania, Toscana, Liguria ed Emilia-Romagna, sono le regioni con i valori più alti di popolazione a elevato rischio frana; Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Lombardia e Liguria hanno i numeri più rilevanti di popolazione a rischio alluvione.
Emerge dal rapporto Ispra una mappa preziosa che richiede un aggiornamento continuo perché, come ricorda l’Istituto, le condizioni di rischio idrogeologico dipendono certo dalle caratteristiche del territorio ma anche dal forte incremento, a partire dagli anni Cinquanta, delle aree urbanizzate, industriali e delle infrastrutture, «spesso avvenuto in assenza di una corretta pianificazione territoriale e con percentuali di abusivismo che hanno raggiunto anche il 60% nelle regioni dell’Italia meridionale».
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FRANE
La premessa è che l’Italia, in Europa, è tra i Paesi più a rischio di frane, con 528.903 casi in un’area di 22.176 km2 (pari al 7,3% del territorio nazionale). Ogni anno se ne registrano circa un centinaio che causano vittime, feriti, evacuati e danni. Sono state oltre 200 nel 2015, 211 nel 2014, 112 nel 2013.
Per circa un terzo dei casi si tratta fenomeni di velocità elevata, come crolli o colate di fango e detriti, e da elevata distruttività. Così è stato in Versilia (1996), a Sarno e Quindici (1998), in Piemonte e Valle d'Aosta (2000), in Val Canale – Friuli 2 Venezia Giulia (2003), a Messina (2009), in Val di Vara, in Cinque Terre e Lunigiana (2011). Alcune frane si riattivano nel tempo, anche dopo lunghi periodi di quiescenza: E' il caso della frana di Corniglio (Parma): 1902, 1994-2000.
In Italia le aree da tenere sotto controllo sono pari a una superficie di 58.275 km2, vale dire il 19,3% del territorio. Quelle dove i rischi sono maggiori ammontano a 23.929 km2, pari al 7,9% del territorio nazionale.
Le Regioni con le maggiori superfici a pericolosità elevata e molto elevata sono
Emilia-Romagna (3331 km2)
Toscana (3062)
Valle d'Aosta (2671)
Campania (2670)
Abruzzo (1613)
Piemonte (1515)
Lombardia (1450)
Provincia Autonoma di Trento.
Se consideriamo invece la percentuale di tali aree rispetto al territorio regionale, i valori più elevati sono in
Valle d'Aosta
Provincia di Trento
Campania
Molise
Liguria
Abruzzo
Emilia-Romagna
Toscana
ALLUVIONI
L’Ispra ha diviso le aree in tre gruppi a seconda della pericolosità: elevata con tempo di ritorno fra 20 e 50 anni (alluvioni frequenti), media con tempo di ritorno fra 100 e 200 anni (alluvioni poco frequenti) e bassa (scarsa probabilità di alluvioni o scenari di eventi estremi). Le aree a pericolosità idraulica elevata in Italia sono pari a 12.218 km2, media 24.411 km2, quelle bassa a 32.150 km2. Spicca tra le Regioni con i valori più elevati di superficie a pericolosità idraulica l'Emilia-Romagna (10.251)%. Seguono Toscana (2.550), Lombardia (2021), Piemonte (1985) e Veneto (1758).